4. Dare parola anche a chi non parla ancora
Se uno dei bambini non parla ancora o ha difficoltà a esprimersi, l’adulto può proporre alcune ipotesi nella domanda stessa, aspettando una conferma o un rifiuto da parte del bambino, ad esempio: Ti sei arrabbiato? Perché lui ha preso il tuo gioco? Sì o no? Volevi sederti qui tu?
5. Coinvolgere i bambini nella ricerca della soluzione
Fare domande è meglio di dare risposte. Quindi anche per risolvere il problema possiamo chiedere: E adesso cosa possiamo fare? Tu cosa vorresti? Secondo te, lui/lei cosa vorrebbe?
L’obiettivo non è trovare “la soluzione giusta”, ma imparare a costruire insieme una via d’uscita dal conflitto, sviluppando il senso di responsabilità e il pensiero negoziale.
6. Offrire vicinanza e contenimento
La presenza fisica dell’adulto è spesso di grande aiuto: sedersi accanto, offrire un abbraccio silenzioso, una mano sulla spalla. Questi gesti aiutano a contenere l’emotività, favorendo un clima di ascolto e sicurezza.
7. Garantire dignità a tutti i coinvolti
Anche quando la soluzione trovata sembra favorire uno dei due bambini, è importante che nessuno esca dal conflitto con il senso di aver “perso”. L’adulto ha il compito di tutelare il senso di giustizia relazionale, affinché ogni bambino e bambina si senta rispettato e riconosciuto.
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