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Educare alla pace fin da piccoli

Come si educa alla pace?

Non basta parlare di armonia o invitare alla calma: la pace si costruisce nella quotidianità, insegnando fin da piccole e piccoli a riconoscere e gestire i conflitti.

Nei servizi educativi per l’infanzia, il litigio non è un problema da eliminare, ma un’occasione preziosa per crescere.

Questo articolo esplora come il conflitto, accompagnato da adulti consapevoli, possa diventare la prima scuola di democrazia, rispetto e convivenza.

QUI proponiamo alcuni libri a tema per adulti, bambine e bambini.

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Quando pensiamo alla parola “pace”, spesso la associamo all’assenza di conflitto.

Ma la vera educazione alla pace non consiste nell’evitare i conflitti, bensì nel saperli affrontare in modo costruttivo.

È un processo che non inizia sui banchi di scuola o nei discorsi delle persone adulte, ma nei gesti quotidiani dell’infanzia, fin dai primi anni di vita.

Educare alla pace è una pratica quotidiana, concreta, che parte dal riconoscimento del conflitto come parte inevitabile e vitale delle relazioni umane.

Solo così potremo costruire una cultura della pace autentica, fondata non sull’omologazione, ma sulla pluralità e sull’ascolto.

conflicts on the walk

Il conflitto come opportunità educativa

Nei servizi educativi per la prima infanzia il conflitto non è visto come qualcosa da reprimere o punire, ma come un’occasione preziosa per apprendere, per sviluppare empatia, per autoregolare le proprie emozioni, per iniziare ad attendere e a immaginare l’altro da sé.

Quando due bambine o bambini si contendono lo stesso gioco o litigano per chi debba stare in fila per prima o per primo, non stanno solo esprimendo desideri o frustrazioni: stanno sperimentando le prime forme di negoziazione, esprimendo identità, scoprendo limiti e possibilità nella relazione con l’altra o l’altro.

In questi contesti, le educatrici e gli educatori svolgono un ruolo fondamentale.

Non intervengono per “risolvere” il conflitto al posto delle bambine e dei bambini, ma li accompagnano nel processo di riconoscimento delle emozioni, ascolto reciproco e ricerca di soluzioni. Si educa così all’empatia, al rispetto, alla responsabilità.

Il ruolo dell'adulto nei momenti di conflitto tra bambini

L’adulto genitore o educatore ha un compito fondamentale: accompagnare bambine e bambini nella costruzione di competenze relazionali e di consapevolezza emotiva, senza sostituirsi a loro. Ecco alcune attenzioni educative:

1. Osservare senza intervenire subito
L’adulto osserva attentamente la situazione prima di intervenire. Un intervento troppo precoce può interrompere un processo di autoregolazione che i bambini stanno mettendo in atto. La fiducia nelle capacità di risoluzione autonoma è il primo passo per costruire responsabilità e autostima.

2. Accettare soluzioni non perfette, ma soddisfacenti
Se i bambini riescono a risolvere il conflitto in modo autonomo, e appaiono entrambi abbastanza soddisfatti, l’adulto non interviene ulteriormente, anche se la modalità non appare ottimale dal punto di vista dei “valori adulti”. Sentire di avere risolto qualcosa insieme è più formativo di “avere ragione”.

3. Intervenire solo se necessario, con ascolto e domande semplici
Quando il conflitto non si risolve autonomamente, l’adulto interviene ponendosi come facilitatore. Le prime domande sono semplici e concrete ad entrambi: Cosa è successo? Cosa hai fatto tu? Cosa ha fatto l’altro? Sei arrabbiato? Secondo te, lui/lei è triste?
Queste domande aiutano i bambini a riconoscere e nominare le emozioni, proprie e altrui, stimolando empatia e riflessione.

4. Dare parola anche a chi non parla ancora
Se uno dei bambini non parla ancora o ha difficoltà a esprimersi, l’adulto può proporre alcune ipotesi nella domanda stessa, aspettando una conferma o un rifiuto da parte del bambino, ad esempio: Ti sei arrabbiato? Perché lui ha preso il tuo gioco? Sì o no? Volevi sederti qui tu?

5. Coinvolgere i bambini nella ricerca della soluzione
Fare domande è meglio di dare risposte. Quindi anche per risolvere il problema possiamo chiedere: E adesso cosa possiamo fare? Tu cosa vorresti? Secondo te, lui/lei cosa vorrebbe?
L’obiettivo non è trovare “la soluzione giusta”, ma imparare a costruire insieme una via d’uscita dal conflitto, sviluppando il senso di responsabilità e il pensiero negoziale.

6. Offrire vicinanza e contenimento
La presenza fisica dell’adulto è spesso di grande aiuto: sedersi accanto, offrire un abbraccio silenzioso, una mano sulla spalla. Questi gesti aiutano a contenere l’emotività, favorendo un clima di ascolto e sicurezza.

7. Garantire dignità a tutti i coinvolti
Anche quando la soluzione trovata sembra favorire uno dei due bambini, è importante che nessuno esca dal conflitto con il senso di aver “perso”. L’adulto ha il compito di tutelare il senso di giustizia relazionale, affinché ogni bambino e bambina si senta rispettato e riconosciuto.

Scopri QUI i libri per genitori e educatori e gli albi illustrati per educare alla pace

Non c’è pace senza giustizia

Educare al conflitto significa anche riconoscere che ogni persona ha diritti e bisogni. Significa insegnare alle bambine e ai bambini che possono esprimere disaccordo, che non devono subire in silenzio o imporre con la forza la propria volontà. La pace, in questo senso, non è il silenzio forzato o l’armonia apparente, ma il risultato di relazioni giuste, dialogiche, consapevoli.

Crescere cittadine e cittadini consapevoli

Quando bambine e bambini imparano fin da piccoli a gestire i conflitti, crescono adulte e adulti più capaci di dialogo, meno inclini alla reazione contro l’altro da sé, più attenti al bene comune. In una società sempre più complessa, questa competenza diventa fondamentale: per la vita familiare, scolastica, lavorativa, ma anche per la convivenza civile e democratica.

 

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