Il tema del conflitto è attualissimo e intramontabile, uno dei tanti nodi problematici che appartengono a ogni cultura e a tutti i tempi, argomento che di solito si cerca di evitare perché generatore di ansie.
Le prime parole che si associano al conflitto sono termini come scontro, guerra, lotta, urto, violenza, sopruso. La convinzione comune e l’interpretazione più naturale è di guardare al conflitto come a qualcosa di negativo, da evitare, un ostacolo che si frappone tra sé e la propria tranquillità.
Nessuno, a primo impatto, considera il conflitto come opportunità di crescita personale. Si rimane ancorati all’ingenua supposizione che se l’altro non creasse problemi, tutto procederebbe bene. Spesso si è come la colomba di Kant, convinta che in mancanza della resistenza dell’aria potrebbe volare molto meglio. In verità, è proprio quella resistenza che consente al suo batter d’ali di trasformarsi in volo.
Allo stesso modo, il conflitto permette a ciascuno di sviluppare le proprie capacità per esprimere e far emergere le proprie risorse individuali ed evolvere. Ma perché questo avvenga è fondamentale vivere il conflitto e non esserne vissuti.
Occorre liberarsi della paura che porta con sé e coglierlo come mezzo per definirsi rispetto all’altro e al mondo, per riconoscere e rispettare l’altro e il mondo.
Inteso in questo senso, il conflitto può offrire opportunità di incontro e crescita, per conoscere meglio i complessi e fondamentali meccanismi della relazione e le sue infinite potenzialità.
Del resto, quando i rapporti si approfondiscono, inevitabilmente sorgono conflitti, ed essendo la relazione pane quotidiano di ogni essere umano, il conflitto è fenomeno naturale e dialettico in grado di trasformare, in modo distruttivo quanto costruttivo, eventi, rapporti e persone.