In un tempo di crisi qual è il nostro, servono luoghi formativi volti a potenziare la capacità di pensare e la crescita globale di ciascuno, dove poter sperimentare quella libertà e creatività che consente a ogni persona di mettere ordine e dare senso alle caotiche esperienze quotidiane. Prendersi cura degli altri è faticoso e ha bisogno di un lavoro di cura di sé.
Per questo è utile offrire momenti pratico formativi “pensati in termini di storie”, aree di sosta attrezzate per ripensare il senso del fare degli educatori, mettersi a una distanza riflessiva, rintracciare e comprendere significati, scopi e valori di ogni azione. La lettura e la condivisione di storie ha come obiettivo quello di prendersi cura dei professionisti dell’educazione, di creare terreno fertile per gettare semi di dialogo al fine di permettere a ciascuno di trovare risposte provvisorie, soluzione nuove e strategie adatte a sé, da mettere in campo con e per l’infanzia.
Gli educatori possono crescere con e nelle narrazioni, per analizzare la realtà e favorire considerazioni mai pensate prima. Le narrazioni lasciano tracce durature in ciascuno. Raccontare e raccontarsi, accompagnare con l’immaginazione le vicende narrate aiuta a vivere meglio, a condividere, a sorridere delle fatiche quotidiane, a creare legami per affrontare le difficoltà e favorire processi di cambiamento.
Le storie si presentano come stanze dalle infinite porte. Ciascuno può decidere di entrarvi, varcando la soglia di tutte o solo di alcune, scovando ciò che gli è più vicino, rifugiandosi quando la realtà diventa troppo opprimente, trovando nuovo nutrimento e scoprendo orizzonti inesplorati.