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Economia civile: l’umano nella comunità

Lo sviluppo economico e lo sviluppo umano cosa hanno in comune? Viaggiano in sincronia o ci sono delle scelte da operare affinché non si scontrino in un conflitto?

Il seminario con Luigino Bruni è nato da un’intenzione pluridisciplinare, per connettere le scienze, in questo caso l’economia, come ambiente immersivo in cui si sviluppa la vita umana nelle sue dimensioni del benessere della mente e dell’anima.

Nel corso dell’intervento, Luigino Bruni ha messo in rilievo alcuni elementi al centro dei suoi studi comuni alle riflessioni che coltiviamo in Città Futura da 30 anni, punti chiave per una cultura economica dell’infanzia.

Partendo dalla parola economia, che significa “cura della casa”, possiamo facilmente intuire come il nido, “casa
comune” dei bambini e delle bambine che ospitiamo, fatta non tanto di pareti quanto di relazioni di cura, sia al centro di un pensiero che comprende anche uno sguardo economico.

La cura della parte economica è attenzionata con un duplice sguardo: dell’efficienza e della produzione di bene comune nel lungo termine.

I modelli di gestione sono influenzati da diverse culture economiche:
■ di stile adempitivo, come quello che si manifesta nelle burocrazie richieste dalle gare d’appalto;
■ di stile generativo, come quello che dà espressione alla cooperazione dal basso di socie e soci con una
visione di comunità e civiltà che intendono coltivare nell’esercizio professionale.

Città Futura ha scelto la “terza via” che consiste nel mettere in dialogo e in equilibrio le due istanze, e il proprio essere impresa assume quindi una valenza trasformativa in ambito culturale e sociale. 

L’economia che contrattualizza la fiducia sa curare?

L’economia inizia a sottoporre a giudizio morale l’inefficienza, generando la cultura dello scarto. Chi lavora raggiungendo gli obiettivi calati dall’alto viene premiato per merito; chi, nel proprio ciclo di vita, vive un momento di rallentamento viene escluso dal circuito dei migliori. I conflitti che nascono chiamano fior fior di consulenti a ricucire una fiducia che si è ferita, ma talvolta inutilmente perché la relazione è il bene fragile che si è rotto e non è il contratto a poterlo riparare.

La cura dei luoghi come rete di relazioni è un dovere di tutti

Il dovere della cura degli ambienti relazionali spetta alle persone che partecipano alla relazione. In economia prende il nome di “bene relazionale” e il bene è la relazione stessa. È un bene strategico e decisivo per la qualità del servizio in cui è reso e per il raggiungimento degli obiettivi. Ma è un bene fragile, perché le relazioni soffrono di una vulnerabilità data dal rischio che l’altro non risponda alla mia richiesta di entrare in relazione, negando un incontro profondo e trasformativo tra le identità.

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Il dono della professione

Il primo che attiva la relazione, compie un atto di dono, si rende vulnerabile a ricevere un no. Però, donando, può generare una reciprocità e cambiare l’atteggiamento dell’altro, attivando la sua dimensione collaborativa.

Il dono nell’ambito del lavoro consiste nell’entusiasmo e nella gioia di vivere che entra nel modo di lavorare, nel ricostruire quotidianamente eventuali rotture con la fiducia di una ricomposizione, facendo il primo passo.

Riconoscere il potere della buona relazione con i colleghi nell’ambiente di lavoro genera un ambiente positivo sia per gli adulti sia per i bambini, che respirano l’atmosfera della ricerca continua del bene e del bello.

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L’impatto sociale dell’educazione: i beni meritori

Il servizio educativo non è considerato dalla teoria economica un “bene privato” della famiglia che ne usufruisce, ma un “bene meritorio”, che merita di essere considerato per come la qualità educativa che determina l’offerta ha un impatto sulla comunità intera.

È ormai noto infatti che la qualità dell’ambiente educativo ha un impatto sulla realizzazione personale, professionale e civile delle persone. Il compito dell’educazione è strategico per tutta l’economia, ma il respiro di breve termine dato dalle culture aziendali non lungimiranti non ha aiutato le istituzioni a stanziare le risorse necessarie a questo investimento.

Frutto dell’economia capitalistica che valorizza solamente la dimensione del prezzo e non quella del valore (legata alla metrica della generatività) è il considerare le risorse destinate all’istruzione come un costo e non come un investimento.

Le generazioni e le rigenerazioni

Le nuove generazioni arrivano con l’entusiasmo della loro genesi professionale e hanno bisogno di essere riconosciute nel loro diritto alla diversità; d’altra parte le generazioni adulte hanno la necessità di selezionare la buona prassi da consegnare a chi non conosce l’arte del mestiere. La fragilità della relazione ecco che diventa un’occasione di ferita o di abbraccio. Entrare in contatto con la volontà di cooperare per un bene superiore diventa quindi esercizio adulto della professionalità educativa. Ci si sposta dal diritto del ricevere al dovere di donarsi reciprocamente.

L’alta professionalità dell’adulto

L’esercizio della professione nella parte adulta del ciclo di vita si fa dono per le persone (bambini, famiglie, colleghe e colleghi) con la fiducia che ci sarà una cooperazione tra pari. Nel momento di fragilità, l’adulto sa che potrà contare sulla comunità del gruppo di lavoro per crescere e riequilibrare l’impegno e la gioia della cura.

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Luigino Bruni

Professore ordinario di Economia politica all’Università LUMSA di Roma.

Tra i fondatori della Scuola di Economia civile, lavora per l’apertura delle scienze economiche ai temi sociali e civili. Impegnato nell’approfondimento del contributo femminile, con attenzione al lavoro non misurato, ritenuto “gratuito” per dovere, erroneamente non considerate nel circuito del valore generato.

Sostenitore delle giovani generazioni, ha creato una rete per trasformare i presupposti dell’economia neoclassica, attraverso la divulgazione della cultura per un’economia civile.

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