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  • Cultura pedagogica

Come si sviluppano le relazioni affettive tra i bambini piccoli

Quando osserviamo il nostro bambino, abbiamo sempre delle aspettative, più o meno consapevoli. Questo accade anche quando lo guardiamo assieme ad altri bambini: magari ci aspettiamo che giochi con loro, ma forse è ancora presto.

Come si sviluppano allora le relazioni affettive tra bambini piccoli?  Proviamo a raccontarlo brevemente, tenendo conto che le fasce d’età che abbiamo indicato sono molto flessibili, poiché a questa età ci possono essere anche mesi di differenza tra un bambino e l’altro nello sviluppo di una competenza e questo rientra nella bellezza delle differenze tra esseri umani.

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Nel crescere delle interazioni precoci, il bambino piccolo già a partire dai 4 mesi inizia ad aprirsi al mondo dei pari, a controllare il proprio comportamento e i propri sentimenti, a regolare emozioni e gesti con sintonia e reciprocità, in un modello dalle sfumature sottili. Nelle esperienze il bambino esplora singoli oggetti, li prende e magari passa un oggetto da una mano all’altra, aumenta l’interesse per il mondo circostante, diversifica e mostra chiaramente preferenze tra gli adulti e tra i bambini. Osserviamo al nido i piccolissimi giocare con il proprio corpo, imparare ad afferrare un oggetto, cambiare il proprio ambiente, comunicare.

Già nei primi sei mesi di vita i piccolissimi iniziano a mostrare interesse verso gli altri bambini; se vicini, cercano di toccarsi e si guardano, si sorridono e scambiano vocalizzi. Il semplice toccarsi e stare vicini nell’angolo morbido ha importanti conseguenze a livello psicofisico in termini di benessere e apprendimento. L’Io del bambino comincia a comprendere che sorridendo, muovendo la mano, spingendo un oggetto può produrre un effetto sulle persone che lo circondano ed esprimere gioia, piacere, soddisfazione. L’educatrice, al nido d’infanzia, osserva con lo sguardo movimenti e segnali, si avvicina, partecipa, accoglie, orienta, si pone come mediatore della relazione con l’altro ma anche come potente organizzatore sociale; il bambino guardato capisce che l’altro è qui con me.

Ecco che il bambino si sente riconosciuto, apprezzato, sostenuto, può quindi negoziare come si sente e ricercare il piacere della vicinanza, impara re a regolare l’attesa, ad impegnarsi nel mantenere un’interazione attiva con il gioco o con il corpo dell’altro vicino a sé, attraverso una modulazione delle risposte che ottiene dall’adulto o dai bambini nell’ambiente.

Con il crescere delle competenze motorie, a partire dai 7 mesi, il bambino ha più capacità di manipolare gli oggetti e di averne il controllo e inizia ad esercitarsi con le prime sillabe; in seguito inizia ad utilizzare le risposte del genitore come riferimento sociale, riconosce e utilizza le espressioni mi miche del volto, le indicazioni verbali per agire di conseguenza nel mondo circostante; mostra anche una maggiore dipendenza dal genitore in situazioni sociali, fa cioè riferimento al genitore, alle sue reazioni e alla sua rassicurazione ogniqualvolta si trova in una situazione sociale.

Tra i 12 e i 18 mesi l’indipendenza e l’apprendimento aumentano di pari passo con il crescere delle competenze motorie: si schiudono le porte del mondo per un bambino che fa i suoi primi passi e dice le sue prime parole. La maggiore capacità di esplorare l’ambiente e di interagire con il mondo aumenta fortemente grazie alla mobilità e alla parola.

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Nel secondo anno di vita i bambini iniziano a costruire le loro competenze comunicative e sociali: portano avanti gli scambi di sguardi, le vocalizzazioni, i gesti, si toccano e giocano vicini, si portano via i giochi, litigano per i giochi, ma più spesso partecipano ad azioni coordinate e non ritualizzate, supportate da imitazione reciproca di azioni non verbali. La dimensione ludica e quella comunicativa sono stretta mente intrecciate.

Nel terzo anno di vita i bambini utilizzano mezzi verbali e non verbali, si imitano e regolano i loro comportamenti in relazione all’altro. Il linguaggio inizia ad essere un mezzo che supporta le interazioni comunicative e di gioco. Giunto al periodo in cui è in grado di parlare, le competenze sociali e lo sviluppo del linguaggio diventano opportunità di sviluppo del senso del sé; le tensioni dell’infanzia aumentano e la personalità del bambino si esprime con vigore; molti bambini cominciano ad usare frasi con verbi e affermano la loro volontà in tutte le occasioni che mettono in gioco l’autonomia e il movimento. Le interazioni reciproche si arricchiscono e coinvolgono ognuna delle sue emozioni.

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A tre anni, il bambino entra nella seconda infanzia, attraverso la negoziazione delle tensioni precedenti. Emergono le emozioni sociali, le paure e le fobie. Il linguaggio è aumentato e il gioco di fantasia è ora un mezzo attraverso il quale egli mette in atto aspetti importanti della vita quotidiana (gioco simbolico). Tra i bambini grandi del nido osserviamo l’emergere di saperi e di ruoli, lo scambiarsi di funzioni e di invenzioni. Il rifiuto o il conflitto diventano occasione di apprendimento e partecipazione; nel piccolo gruppo i bambini imparano a negoziare una strategia condivisa, scambiano punti di vista, creano, dedicano cura e tempo al gioco e alle relazioni con intensità e forte connotazione affettiva.

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