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Come nutrire la curiosità intellettuale dei bambini

Come abbiamo raccontato nell’articolo Alle radici della curiosità intellettuale dei bambini, l’incontro tra la pedagogia e la fisica, tra le scienze dell’educazione e quelle della natura, è felice e importante, perché permette di prendere decisioni, progettare contesti, osservare e agire sul piano educativo con un bagaglio di strumenti più completo, utile a saper cogliere – con profonda fiducia nelle capacità dei bambini anche molto piccoli – i loro interessi e a saperli valorizzare.

Ma come è possibile sostenere e nutrire efficacemente la curiosità intellettuale e il desiderio di conoscenza dei più piccoli attraverso la fisica? Ecco 6 indicazioni utili che possono aiutare, a casa e al nido.

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1. Partiamo dal presupposto che bambini e bambine non sono mai troppo piccoli per esplorare la realtà, ognuno a proprio modo e con i propri tempi. Dapprima una realtà ristretta al raggio delle loro braccia e semplice come un singolo oggetto, poi una realtà sempre più ampia e complessa che vede interagire tra loro oggetti e materiali grazie all’azione del bambino stesso.

 

2. Conosciamo bene i bambini e le bambine che accompagniamo nella crescita, i loro interessi ma anche la loro capacità di concentrarsi, porre attenzione e agire sui diversi fenomeni del mondo: amano il movimento, impilare oggetti, manipolare granulari, usare forme e colori? A cosa si appassionano?

 

3. Partiamo dalla nostra conoscenza del mondo fisico: cosa sappiamo di come rotolano coni e cilindri? Cosa sappiamo di come una torcia fa luce su un muro o dentro un contenitore di metallo o attraverso un foglio forato? Cosa sappiamo di come cadono le cose? Ma non limitiamoci alle nostre conoscenze: proviamo a prendere in mano questi oggetti e a trovare le risposte giocando con essi, proprio come fanno le bambine e i bambini. Altrimenti le nostre aspettative di adulti metteranno un filtro non solo ai nostri occhi, ma anche alle nostre menti, che daranno un’interpretazione ben precisa e sostanzialmente pregiudizievole a “cosa passa per la testa dei piccoli”.

Togliamo cose, aggiungiamo tempo

4. Prepariamo dei contesti di esplorazione corretti, adeguati all’età dei bambini e delle bambine, andiamo con ordine, non anticipiamo le tappe forzando esplorazioni e scoperte. La parola d’ordine è togliere, semplificare, dare spazio al loro fare e al loro pensare, dare tempo per fare e rifare, per ripetere lo stesso gioco tante volte quante lo desiderano; perché non dobbiamo basarci sul nostro interesse, ma sul loro.

 

5. Modifichiamo i contesti dopo aver osservato il loro gioco: inseriamo ciò che può dare ali alla curiosità, alla capacità di mettere in connessione e di evolvere l’attività.

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Offriamo stimoli, non soluzioni

6. Impariamo a osservare, stare in silenzio e non anticipare: il nostro obiettivo non è far scoprire ai bambini che il cilindro va dritto e il cono no, né che allontanandosi dal muro la macchia di luce si ingrandisce, né che il tappo è sempre lo stesso entrando e uscendo dal tubo. Il nostro obiettivo è dare loro la possibilità di scoprirlo, ma anche di non scoprirlo, e di usare il cono per fare una costruzione, la torcia per illuminarsi la faccia e il tubo per batterlo in terra. È dare loro dei contesti che non limitino le loro possibilità di esplorazione e la loro curiosità, il loro pensiero divergente e la certezza che va bene comunque, che ci sono tanti modi per interrogare e conoscere il mondo che li circonda.

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Queste indicazioni possono essere utili al personale educante e alle famiglie per sostenere efficacemente una sfida importante: nutrire la gioia e la soddisfazione di apprendere e il senso di meraviglia che bambine e bambini manifestano spontaneamente nella primissima infanzia. Non perché vogliamo che diventino futuri scienziati, ma perché, qualunque percorso sceglieranno per la propria vita, conservino il desiderio di relazionarsi al mondo e di interrogarlo con mente aperta e curiosa.

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