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Città Futura, da 30 anni impegnata ad accudire il futuro

 

 

Nata nel 1993 dalla volontà di rispondere all’allora emergente richiesta di servizi educativi per
la fascia d’età 0-3 anni, oggi riferimento per la comunità educante, le amministrazioni e le famiglie del territorio, presenterà il proprio pensiero nella mostra Infanzia Ecologica ad aprile.

In questa intervista, la presidente Sandra Dodi racconta il cuore del percorso della cooperativa dalla sua fondazione fino ad oggi.

Città Futura è nata 30 anni fa e lei la presiede dal primo giorno. Qual era il sogno originario e con chi lo ha condiviso?

Città Futura è una straordinaria esperienza al femminile di passione, determinazione e professionalità. Un’impresa cooperativa che prosegue il suo percorso anche oggi con la stessa forza propulsiva, insieme a numerose socie e soci che con convinzione e coraggio ogni giorno scelgono di mettersi in azione e dare il proprio contributo alla costruzione di un’idea condivisa di educazione, quale strumento che mette i bambini, le bambine e gli adulti nella condizione di vivere una vita buona. Con coraggio scegliamo di percorrere una strada meno battuta per inseguire un sogno: mettere i primi mattoni di una città immaginata, di un futuro che tutti possano abitare, capace di mettere insieme e unire le persone, in cui ciascuno possa realizzare il proprio progetto di vita con gli altri, secondo i propri desideri, predisposizioni, vocazioni per un ben-vivere comune.

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In che contesto è nata Città Futura?

La nostra storia inizia sul finire del 1993 con la costituzione della Cooperativa e prosegue nel 1994 con l’avvio dei primi due nidi d’infanzia pubblici (Ala e Lavis). Erano i primi servizi in Trentino non gestiti direttamente da un Comune ma affidati a una cooperativa sociale.

In Provincia i nidi erano residuali e avevano una funzione prevalentemente assistenziale. Prevaleva l’idea dell’accudimento dei figli fra le mura domestiche, e infatti la pubblica amministrazione offriva un sostegno economico alle madri che allevavano a casa i propri bambini, rinunciando al posto di lavoro. Non era ancora compreso che la maternità e la paternità, al pari di un master, rappresentano un’esperienza formativa rilevante con ricadute positive nel percorso professionale delle persone, né che la cura migliora la qualità della vita, i risultati professionali, conferendo un senso più pieno e completo a ciò che facciamo.

Per costruire quella città del futuro avevamo lanciato una nuova sfida alla concezione dell’infanzia di allora, espressione di un nuovo spirito, di nuove energie e di nuove idee di infanzia, di alleanza educativa con la famiglia e valorizzazione del ruolo genitoriale, di patto di collaborazione con le comunità territoriali.

Le famiglie iniziavano a chiedere servizi educativi di qualità a cui affidare i propri figli durante il tempo del lavoro. La nascita di Città Futura ha rappresentato una possibilità e una speranza per i genitori e le amministrazioni comunali alla ricerca di soluzioni.

In questi tre decenni di vita qual è stato lo sviluppo dei servizi all’infanzia gestiti?

Il quadro dei servizi lo definiscono bene i numeri della nostra Cooperativa: partita nel 1994 con i 2 nidi di Ala e Lavis, 44 bambini e 11 collaboratrici, oggi siamo impegnate in 19 comuni diversi con 30 servizi gestiti, 374 persone impiegate e 1.681 bambini accuditi. Inoltre, accogliamo 322 ragazzi fino agli 11 anni negli 8 servizi estivi e 260 sono i bambini che giocano nei laboratori al di fuori delle porte dei nidi. Attiviamo ogni anno circa 70 tirocini prevalentemente universitari ed Erasmus. Gli studenti vengono a osservare i nostri servizi, a immergersi nell’atmosfera educativa e a confrontarsi con il nostro personale in uno scambio interculturale che favorisce nuove idee e azioni. Accanto ai numeri, la dimensione culturale, più vicina alle nostre corde, completa e caratterizza la nostra organizzazione.

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Anche l’educazione e la cura dei bambini segue un’evoluzione insieme sociale e culturale?

Certo. Nel rispetto degli orientamenti pedagogici provinciali e nazionali, ci siamo mosse nella prospettiva del cambiamento continuo come necessità fondante in coerenza a un contesto e a un mondo che si evolvono senza sosta. Consapevoli del fatto che non c’è sapere che non possa essere ripensato, conoscenza che non possa essere riformulata, pratica consolidata che non possa essere riesaminata.

In questo modo, attraverso l’approfondimento culturale, la riflessione, la sperimentazione e il confronto interno, recuperiamo e risignifichiamo, alla luce dei bisogni emergenti, molti temi pedagogici della tradizione, quali: l’evoluzione della mente del bambino all’interno di una concezione della globalità dello sviluppo; l’osservazione del movimento nei bambini e il rapporto di cura con quelli piccolissimi, con particolare riferimento alla dimensione del gioco e al suo ruolo centrale nello sviluppo fin dai primi mesi di vita; le modalità di cura dei bambini e di relazione con le loro famiglie; la preparazione del loro ambiente di vita, con particolare attenzione agli spazi, ai materiali, ai tempi, alle relazioni con loro e fra di loro. E tutto questo innesca cambiamenti positivi e genera un patrimonio culturale e di buone pratiche diffuse nei nostri nidi.

Come valorizzate questo patrimonio culturale e di buone prassi educative?

In 30 anni di esperienza sul campo abbiamo collaborato con molte Università per offrire formazioni mirate con l’obiettivo di stimolare sguardi critici e differenti. Per divulgare la cultura dell’infanzia, sia in ambito pedagogico sia nutrizionale, organizziamo seminari, laboratori, eventi aperti ai genitori dei servizi e della comunità, alle istituzioni e ai professionisti dell’educazione. Da tempo è attiva la nostra rivista, Verso una cultura per l’infanzia, che ha l’obiettivo di essere strumento di riflessione e approfondimento sui principi base dell’educazione. Si rivolge a tutti ed è liberamente scaricabile dal nostro sito per permettere di accedervi con facilità.

Da alcuni anni stiamo pubblicando i Quaderni in collaborazione con la casa editrice Erickson. Si tratta di un nuovo progetto, una scommessa che ci consente di mettere a disposizione, in particolare delle educatrici e degli educatori della prima infanzia, il risultato del nostro lavoro come patrimonio comune.

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Il tema individuato per celebrare la tappa dei primi trent’anni è l’ecologia. Perché questa scelta?

Oggi si discute molto di questo tema partendo da una prospettiva per lo più ambientale, economica e tecnologica, perdendo però di vista la dimensione umana ed educativa dei valori che la ispirano. Desideravamo proporre una riflessione che rinforzasse la consapevolezza che la dimensione ambientale e umana dell’ecologia sono inscindibili, poiché l’Umanità è intrinsecamente collegata alla Natura: tutto è interconnesso, siamo tutti interdipendenti in una immensa rete di relazioni, dipendiamo cioè gli uni dagli altri. E la relazione con la Natura ha necessità di essere risignificata per garantire un autentico sviluppo globale e un futuro prospero e umano.

Il tema dell’Ecologia è la nuova sfida che interpella ciascuna di noi sia individualmente che collettivamente e che riteniamo debba essere sempre più un approccio educativo fin nella primissima infanzia.

 

Come avete interpretato questo tema così sfidante?

Abbiamo organizzato un ciclo di quattro seminari dal titolo: Accudire il futuro. Risignificare 30 anni di cultura dell’educazione verso un’ecologia integrale, umana e cooperativa”, con lo scopo di aprire uno spazio collettivo di confronto, ascolto e riflessione per “risostanziare” la nostra visione educativa e cooperativa, per rielaborare la nostra idea di infanzia da una prospettiva autenticamente ecologica.

I seminari ci hanno consentito di sperimentare un approccio multidisciplinare, facendo dialogare saperi diversi e attivando un processo di rilettura che ha coinvolto tutte le persone che operano in Città Futura, ciascuna nel proprio ruolo. L’obiettivo finale del progetto è la messa a punto di un Manifesto Ecologico che costituirà il nostro orizzonte di senso, la premessa su cui determinare l’impianto educativo dei nostri servizi e risignificare il sistema valoriale della Cooperativa.

 

Quando sarà presentato questo Manifesto?

Lo presenteremo attraverso una mostra a Palazzo Roccabruna, a Trento, che di fatto ne rappresenterà l’essenza. L’esposizione sarà aperta dal 5 al 12 aprile e si intitolerà Infanzia ecologica. Mostra manifesto per una cittadinanza futura.

Si sposterà poi nei mesi successivi in altri Comuni del Trentino.

Sono invitate le famiglie, le educatrici, gli amministratori pubblici e tutti coloro che hanno interesse a collaborare per la condivisione di un approccio educativo che abbia al centro il bambino e la bambina come costruttori del futuro incrocio tra Umanità e Natura.

Vi aspettiamo!

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Sandra Dodi

Socia fondatrice e presidente di Città Futura

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