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Bambini in cammino

 

Come genitori e educatori possiamo sfruttare molte occasioni per lasciare che i nostri bambini e bambine camminino.

Perché? Quali sono le ricadute per la loro crescita? Come accompagnarli nel cammino affinché sia un’esperienza piacevole e coinvolgente?

Camminare in un bosco o in un luogo naturale apporta benefici ulteriori. Quali?

 

 

Bambini e bambine stanno camminando in fila indiana lungo un sentiero che si snoda tra l’erba alta e si inoltra in un bosco, assieme alle loro educatrici e educatori.

Alcuni di loro hanno in mano un bastoncino che a volte battono sui tronchi degli alberi o sul terreno, altri con le mani sfiorano l’erba e i fiori. Tutti stanno molto attenti a dove mettono i piedi. Mentre camminano, il loro sguardo è contemporaneamente attento e rilassato, pronto a cogliere qualunque piccolo tesoro nascosto: un fiore, un filo d’erba con una forma particolare, un insetto.

Ogni occasione è buona per soffermarsi e osservare e da lì costruire mondi inventati e magici.

Anche pochi metri di cammino hanno valore. Perché non conta la meta, ma il viaggio.

Cammino nel bosco
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Andare nel bosco

Il bosco può essere un alleato eccellente nell’educazione di bambine e bambini, tanto da parte dei genitori quanto da parte di educatori e insegnanti.

Per cominciare vediamo dunque alcuni vantaggi che comporta per bambine e bambini camminare in un bosco, in un prato o in generale in un ambiente naturale. 

  • Dal punto di vista affettivo-emotivo bambine e bambini nel bosco sviluppano con maggiore facilità la capacità di regolare le proprie emozioni, poiché l’ambiente in cui sono immersi favorisce la loro serenità, la possibilità di ritagliarsi uno spazio e un tempo per decantare le emozioni forti, inoltre il movimento e l’esposizione alla luce del sole influenzano indirettamente la produzione di serotonina, chiamato comunemente l’ormone della felicità.
  • Dal punto di vista sociale, il bosco aumenta le occasioni di aiuto reciproco, riduce le occasioni di conflitto rispetto agli spazi chiusi e li aiuta a trovare delle soluzioni quando questi conflitti si manifestano, per alcuni motivi principali: a) non ci sono giocattoli, motivo principale dei conflitti a questa età, b) nessuno si sente costretto a fare ciò che fanno gli altri, a stare dove gli altri stanno o a entrare in relazione con qualcuno, ma può scegliere anche di stare da solo, c) quando un ostacolo fisico causa una difficoltà a una bambina o a un bambino, è immediatamente comprensibile ai compagni la necessità di aiutare e lo fanno in modo spontaneo.
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  • Dal punto di vista cognitivo, nel bosco bambine e bambini fanno delle scoperte che solo lì si possono fare, sono portati dall’ambiente a utilizzare la loro fantasia, per inventare giochi, storie e linguaggi, trasformando ciò che trovano in giocattoli, attrezzi, rifugi, pozioni, strumenti musicali, villaggi, isole o montagne.
  • Dal punto di vista dell’autonomia, bambini e bambine con l’aiuto e sotto lo sguardo attento dell’adulto imparano a gestire consapevolmente i rischi, che ci sono sempre nell’ambiente di vita di ogni bambino, ma che nel bosco sono più comprensibili e più facilmente affrontabili.
  • Dal punto di vista motorio e fisico, infine, nel bosco bambini e bambine imparano a conoscere i propri limiti fisici e le loro potenzialità, sviluppano la forza, l’equilibrio, il coordinamento tra occhi, mani, braccia, gambe e piedi.
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Perché camminare?

Nel bosco, in paese, in città

Può sembrare scontato, in fondo tutti sanno camminare, ma se chiediamo a qualunque genitore, ci risponderà che non è tanto facile far camminare il proprio figlio o figlia: si stanca, si annoia, chiede di essere preso in braccio o sul passeggino o di tornare a casa a giocare.

Il bosco, quindi, insegna a camminare ai bambini che lo sanno già fare, ma che nel cammino non trovano piacere.

Oggi siamo tutti poco abituati a camminare e, nel tempo libero, ci ritagliamo dei momenti in cui ci sottoponiamo a esercizi fisici, andiamo in palestra o all’aperto. D’altronde nella quotidianità nostri ritmi di vita ci obbligano a spostamenti veloci con l’uso dei mezzi.

Non così per i bambini però. A loro dovrebbe essere garantito il tempo per arrivare da un posto all’altro camminando, per godere il piacere di guardarsi attorno, per avere la pazienza di metterci tutto il tempo che ci vuole, per essere soddisfatti di sé quando arrivano a destinazione, ma anche per pensare: il ritmo del cammino, infatti, favorisce la nascita e il ritmo del pensiero.

Come adulti possiamo quindi sfruttare molte occasioni per lasciare che i nostri figli camminino, in un luogo naturale o nel proprio quartiere. E per invogliarli a farlo, un suggerimento che ci sentiamo di dare è di farlo:

  1. in compagnia,
  2. senza avere una meta,
  3. senza pretendere una distanza.

Quando ci si trova con gli altri bambini e genitori al pomeriggio, dopo il nido o dopo la scuola, non è necessario stare al parco giochi. Si possono fare due passi. Vedrete che bambine e bambini, insieme, troveranno lungo il cammino cose interessantissime di cui noi adulti neanche ci accorgiamo e queste li aiuteranno a proseguire, per trovarne altre.

All’inizio non si va molto lontano, magari ci si sposta di poche decine di metri, perché camminare non deve essere un dovere, ma un piacere. Poco alla volta le distanze si allungano, le mete si ampliano e camminare diventa sempre più naturale, per noi e per loro.

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